Falange Armata by Carlo Lucarelli

Falange Armata by Carlo Lucarelli

autore:Carlo Lucarelli
La lingua: it
Format: mobi, epub
Tags: Ebook gratuito - vietata la vendita
pubblicato: 2011-12-17T17:34:53+00:00


SCURRRRR... Nikita aspira dalla cannuccia le ultime gocce di Coca-Cola, con un risucchio da lavandino otturato. Io faccio una smorfia seccata, senza staccare gli occhi dalla fotografia ma lei lo fa ancora, così capisco che lo fa apposta. Alzo la testa e la vedo che mi guarda, con le labbra strette attorno alla cannuccia, le guance incavate e gli occhi neri sotto le sopracciglia sottili, corrugate per lo sforzo di fissarmi in quella posizione. Io distolgo lo sguardo e osservo il separé di plastica verdina, alle sue spalle, coperto di scritte a pennarello: “Fumo libero”, “Gaggio sei figo”, “Lega Nord”, “Vasco siamo solo noi”... Siamo davanti a una scuola, e questo barettino squallido deve riempirsi di ragazzini, tutti i giorni. Sento che Nikita continua a fissarmi e mi dà fastidio.

— Che c’è? — chiedo.

— Niente — dice lei. — Mi domandavo in quale casino mi hai messo.

Si è tolta il giubbotto di pelle e sotto ha una maglietta a righe bianche e azzurre, da marine sovietico, senza maniche. Sulla spalla ha un tatuaggio che non riesco a distinguere bene, sembra un drago, con le ali di una farfalla. Gioventù di merda, glieli darei io i tatuaggi.

— Nessun casino. Sei un cittadino che ha collaborato alle indagini... tutto qui.

Nikita sorride. Tocca la cannuccia con la punta della lingua. — Tutto qui un cazzo... io non la bevo la storia degli spacciatori che mi hanno raccontato in questura.

Ma non me ne frega niente... come se non avessi già abbastanza casini per conto mio.

Di questa storia io non ne voglio mezza. — Tocca di nuovo la cannuccia con la punta della lingua e io mi muovo sulla sedia, a disagio. Comincio a sentire il bisogno di mettermi una mano in tasca per sistemarmi, sotto. Mi faccio indietro, invece, con un braccio sullo schienale, una mano che tamburella sul piano di formica e un sorriso ironico, leggero. Sembro Don Johnson in Miami Vice, bestiale!

— Fai bene a lasciar perdere, ragazzina — dico — questa storia è pericolosa.

Arrestiamo uno skinhead allo stadio... semplice routine nella giornata di un poliziotto

— scuoto la testa, con noncuranza — ma all’improvviso tutti quelli che erano in macchina con lui muoiono o cercano di farli fuori. Perché?

Nikita si prende le braccia, accarezzandosi una spalla, sopra il tatuaggio. Si morde l’interno della guancia, storcendo il naso, con la fronte aggrottata, poi alza le spalle.

— Perché qualcuno crede che lo skinhead, preso dal panico, abbia raccontato qualcosa di troppo e, non sapendo cosa, fa fuori tutti. Merda. E come ha fatto ad arrivarci così presto? È la teoria di Pastore, e io, prima che la dicesse a Moretti, non ci avevo mai neanche pensato. ‘Azzo... niente male per una donna.

— E siccome tu mi hai messo in mezzo, adesso ce l’hanno anche con me. Grazie, ispettore Callaghan, grazie tante... Lo sai cosa faccio io, allora? Me ne vado in montagna da mia nonna, finché non si mette a posto tutto... così magari studio e riesco a dare anche qualche esame. Intanto tu dici chiaramente che io non c’entro, non so niente, mi hai coinvolto solo per caso e bòna lé.



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